Nelle tradizioni sciamaniche, in cui tutti i momenti significativi dell’esistenza sono sanciti da un Rito di Passaggio, un rituale che consente di consapevolizzare e integrare le trasformazioni interiori provocate dagli eventi della vita, ognuno di tali momenti viene definito come una vera e propria “morte” iniziatica.
Muore il bambino perché nasca l’adolescente, muore l’adolescente che entra nella vita sessuale matura, e così via…
Uno dei Riti di Passaggio fondamentali è, ovviamente, quello che viene celebrato quando qualcuno muore nella nostra esistenza: si tratti di morte fisica, oppure di allontanamento e separazione. Questo rituale antichissimo, giunto a noi attraverso le culture estremo orientali del Vietnam e della Cambogia, si chiama.Ponte di Nuvole. Per mezzo di questo rituale vengono sciolti tutti i legami residui che, come dice la parola stessa, “legano” reciprocamente alla persona od all’animale che è morto nella nostra vita. Questo permette ad entrambi di proseguire nel proprio percorso con una libertà molto maggiore. In Occidente, invece, tutta la cultura sembra proporre di stimolare l’attaccamento, il legame, la dipendenza nei confronti di chi non è più presente: riti funebri, celebrazione annuale della morte di persone care, pellegrinaggi al cimitero non fanno che legare chi si trova ormai su un altro piano dell’esistenza da cui viene continuamente richiamato indietro. Sotto l’apparenza dell’amore si nasconde invece un invito all’egoismo, al voler possedere, all’attaccarsi al ricordo… tutto questo non fa altro che allontanare dal momento presente e rinchiudere in una dipendenza sempre più forte nei confronti di ciò che è stato. La stessa cosa vale, ovviamente, quando per morte si intenda una separazione, un divorzio, una rottura: anche in questo caso chi ha vissuto questo evento traumatico non è affatto aiutato a liberarsi del ricordo e andare oltre, ma si ritrova spesso prigioniero di un’immagine di qualcosa che non esiste più. Continua a leggere